L’industria della plastica europea: sperare nel meglio, prepararsi al peggio

In attesa della K 2019, l’industria della plastica europea è chiamata ad affrontare sfide su diversi fronti. Nel complesso l’economia va avanti alla meno peggio; l’uscita rimandata del Regno Unito dall’Unione Europea è motivo d’inquietudine; i principali mercati tradizionali di esportazione stanno traballando; l’atteggiamento sempre più severo dei consumatori nei confronti degli imballaggi in plastica stanno inducendo i legislatori a compiere mosse affrettate – alcuni dicono inopportune – nel definire la via verso l’economia circolare.

L’economia tedesca, tradizionalmente locomotiva dell’Europa, si trova in una situazione di tensione con un calo sia delle esportazioni da che delle importazioni verso il Paese negli ultimi mesi. Da un sondaggio dei dirigenti del settore emerge che l’attività industriale è scesa al di sotto delle già deboli attese di marzo. Gli analisti della società di consulenza IHS Markit hanno concluso che il settore manifatturiero tedesco attraversa “indubbiamente una profonda recessione.” La Germania non è sola. In Italia, ad esempio, la disoccupazione ha iniziato di nuovo a salire. In effetti, l’indice medio dei manager responsabili degli acquisti delle imprese manifatturiere (PMI) dell’Eurozona (i 19 Paesi che utilizzano l’euro) è sceso sotto la soglia dei 50 punti (neutrale). Dei quattro Paesi più grandi, solo la Spagna è in territorio positivo. Alcuni analisti si aspettano un aumento del PIL nella zona euro quest’anno, tuttavia la cifra sarà esigua. E oltremanica, l’industria manifatturiera del Regno Unito a marzo è cresciuta più che in un intero anno – questo soprattutto perché le industrie hanno accumulato beni in previsione della Brexit.

In Germania, le vendite dell’industria di trasformazione della plastica in realtà sono cresciute di oltre il tre percento l’anno scorso, all’incirca il doppio del PIL, rileva Oliver Möllenstädt, direttore esecutivo di GKV, l’associazione tedesca delle industrie di produzione di materie plastiche (GKV). “Un risultato eccezionale, considerando che l’economia si sta muovendo in un contesto internazionale sempre più incerto, aggiunge. Ma la solida crescita che caratterizza il settore “non deve far dimenticare che l’industria della plastica sta affrontando importanti sfide. Il dibattito sulla plastica nell’ambiente, che a volte è molto acceso nei media e nell’opinione pubblica, ha un enorme impatto sulle aziende di produzione di materie plastiche.” Möllenstädt afferma che dall’indagine annuale sulle imprese svolta dalla GKV risultano colpite la grande maggioranza delle aziende. “Riteniamo che ad oggi il dibattito politico e pubblico stia andando nella direzione sbagliata,” sostiene. “La Commissione Europea e i governi nazionali stanno cercando di rispondere alle preoccupazioni dei consumatori con gesti simbolici, quali restrizioni nell’uso di articoli in plastica usa e getta (SUP) e buste. È possibile che questa strategia calmi il dibattito pubblico nel breve termine e dia l’impressione di un’intensa attività, tuttavia non è efficace nell’interesse dell’ambiente e della sostenibilità.”

L’industria della plastica in Europa “è giunta alla resa dei conti,” afferma Martin Wiesweg, direttore del settore chimico (PS, EPS e PET) presso IHS Markit. “Il settore ha vissuto anni di crescita moderata ma costante, con elevati utili e contributi eccezionali in termini di innovazione dei prodotti e dei processi, creazione di posti di lavoro e valore aggiunto in termini di funzionalità, comodità ed estetica per la vita delle persone. Tuttavia, sta perdendo sempre più consenso sociale e reputazione. “Al centro di questo dissenso c’è l’enorme problema dei rifiuti di plastica. Con crescente intensità e rapidità i consumatori e le autorità in Europa si stanno coalizzando contro la plastica adottando misure severe per ridurne l’uso e implementare in modo rigido una gerarchia dei rifiuti,” continua Wiesweg. “Il fatto che le autorità siano disposte a rischiare notevoli costi e disagi per i consumatori la dice lunga su quanto la fiducia dei cittadini si sia erosa riguardo alla plastica.”

La direttiva ridurrà la plastica usa e getta

Il Parlamento europeo ha approvato a marzo la direttiva sulla plastica monouso. Probabilmente sarà implementata nell’ambito degli stati membri entro il 2021. Le norme riguardano i dieci articoli che si trovano più frequentemente sulle spiagge europee. Le misure includono il divieto su prodotti usa e getta in plastica per i quali esistono delle alternative sul mercato – bastoncini cotonati, posate, piatti, cannucce e miscelatori per bevande nonché bicchieri, contenitori per alimenti e bevande realizzati in polistirene e su tutti i prodotti realizzati in plastica oxodegradabile, oltre ai bastoncini per palloncini. La direttiva prevede anche l’obiettivo di raggiungere il 90% nella raccolta separata delle bottiglie di plastica entro il 2029 (77% entro il 2025) e l’introduzione di requisiti di progettazione per collegare i tappi alle bottiglie nonché l’obiettivo di incorporare il 25% di plastica riciclata nelle bottiglie in PET entro il 2025 e il 30% in tutte le bottiglie di plastica entro il 2030.

PlasticsEurope, l’associazione di categoria dei produttori di materie plastiche in Europa, dichiara di accogliere con favore l’approvazione della direttiva e valuta positivamente il riconoscimento che “la lotta contro i rifiuti è una responsabilità condivisa tra autorità competenti, produttori e consumatori.” Ha auspicato che vengano fornite al più presto linee guida su definizioni e categorie, per evitare il rischio di interpretazioni diverse da parte dei vari Paesi membri. La Direttiva fa seguito alla “Strategia europea sulla plastica in un’economia circolare”, pubblicata dalla Commissione europea all’inizio del 2018. Questa contiene piani per ridurre i rifiuti, mettere fine alla dispersione dei rifiuti nei mari e rendere il riciclaggio della plastica più proficuo per le aziende nell’Unione Europea. Entro il 2030 tutti gli imballaggi in plastica sul mercato dell’UE dovranno essere riciclabili.

Presso l’EuPC, la federazione dei trasformatori europei di materie plastiche con sede a Bruxelles, il direttore Alexandre Dangis condanna i recenti provvedimenti legislativi volti a ridurre la plastica. “Troppo spesso vengono trascurati i vantaggi delle materie plastiche,” afferma. “Esse aiutano a combattere i cambiamenti climatici consentendo un risparmio nelle emissioni di CO2 in tutti gli aspetti della nostra vita -- prevenzione degli sprechi alimentari, alleggerimento, isolamento e molto altro. L’industria della plastica è impegnata e sta lavorando duro a favore del miglioramento della sua circolarità.” Numerose associazioni e aziende si sono impegnate ad aumentare il riciclaggio di rifiuti di plastica e l’utilizzo di polimeri riciclati, sottolinea.

Al fine di monitorare e registrare gli sforzi compiuti dall’industria per raggiungere l’obiettivo stabilito dall’UE, che prevede il riutilizzo di 10 milioni di tonnellate di polimeri riciclati annualmente tra il 2025 e il 2030, l’EuPC ha appena creato la piattaforma di monitoraggio online MORE (MOnitoring Recyclates for Europe). “MORE diventerà il singolo strumento online unificato per monitorare l’utilizzo di polimeri riciclati nei manufatti da parte dei trasformatori di plastica in Europa,” afferma Dangis. “Consentirà all’industria di dimostrare gli sforzi intrapresi e di riferire dati consolidati sull’uso di materiale rigenerato in tutta l’UE.” La qualità dei materiali riciclati dovrà essere migliorata per raggiungere gli ambiziosi traguardi dell’UE. Gli studi svolti dall’EuPC nel 2017 e nel 2018 mostrano che i trasformatori di plastica hanno attualmente difficoltà a reperire forniture adeguate di polimeri riciclati.

Già tre anni fa – a dire il vero durante la K 2016 – l’EuPC, PlasticsEurope e Plastics Recyclers Europe lanciarono la piattaforma PCEP, Polyolefin Circular Economy Platform. Il segretario generale Venetia Spencer la descrive come un forum per la collaborazione e l’azione, che raggruppa tutti i soggetti attivi nel settore delle poliolefine al fine di trasformare la nostra industria e promuovere l’economia circolare. “L’adesione è aperta all’intera catena del valore, produttori, trasformatori, riciclatori, proprietari di marchi, rivenditori, società di gestione dei rifiuti e tutti i restanti attori che inteagiscono ad ogni livello del ciclo dei materiali,” afferma. La PCEP si è impegnata ad aumentare di un milione di tonnellate il volume di poliolefine riciclate contenute nei prodotti in Europa. Si tratta dell’impegno più importante sui polimeri preso nel quadro della campagna promossa sulla plastica dall’Unione Europea, che punta ad aumentare a 10 milioni di tonnellate l’utilizzo di materiali riciclati nei prodotti in Europa nel 2025 attraverso iniziative volontarie nel settore. “Ci impegniamo anche a riutilizzare o riciclare entro il 2030 il 60% degli imballaggi in materiali poliolefinici raccolti e a riprogettare oltre il 75% degli imballaggi in poliolefine per favorirne il riciclo,” afferma Spencer.

“Realizzare una trasformazione dall’attuale sistema lineare a un sistema rigenerativo sarà un compito impegnativo e complesso, che richiede innovazione e la collaborazione tra i partner del settore,” sostiene il produttore di poliolefine Borealis con gran parte della sua produzione in Europa, sottolineando che sta fornendo diverse soluzioni per la nuova economia circolare. Borealis ha preso il toro per le corna quando ha deciso negli ultimi anni di espandere le sue capacità nel riciclo meccanico. Nel 2016, ad esempio, ha acquisito due degli operatori più importanti del settore, noti ora come mtm plastics. L’anno scorso, a queste acquisizioni si è aggiunta quella di un’altra società leader nel settore del riciclaggio, la Ecoplast. Le attività correlate includono la soluzione del laminato Full PE, un mono-materiale facilmente riciclabile per imballaggi flessibili in polietilene.

In crescita il riciclo chimico

La crescente importanza del riciclo chimico si riflette anche nella costituzione, nel gennaio scorso, di una nuova associazione, la Chemical Recycling Europe, volta a promuovere e implementare soluzioni nuove e innovative. “Il rapido sviluppo delle tecnologie di riciclo chimico, in grado di fornire una soluzione per il riciclo di rifiuti di plastica difficili da riciclare, sta superando le normative e le politiche correlate,” sostiene il CRE.

A dicembre, SABIC, un importante fornitore di materiale, ha siglato un memorandum d’intesa (MoU) con la società britannica Plastic Energy, pioniere nel riciclo chimico della plastica, per la fornitura di materia prima volta a favorire l’attività petrolchimica di SABIC in Europa. Le due società hanno intenzione di costruire un impianto commerciale in Olanda per raffinare e migliorare una materia prima brevettata da Plastic Energy e denominata Tacoil, che sarà prodotta mediante riciclaggio di rifiuti di plastica misti di bassa qualità altrimenti destinati all’incenerimento o a discarica. L’impianto dovrebbe iniziare la produzione commerciale nel 2021.

Un’altra società importante nel settore dei polimeri, che sta tentando di incentivare il riciclo chimico è BASF. “Con il nuovo progetto ChemCycling di BASF, desideriamo fornire un importante contributo al riutilizzo di rifiuti di plastica come materia prima nella produzione,” afferma un rappresentante della società. “Insieme ai nostri clienti e partner abbiamo sviluppato e realizzato i primi prodotti pilota basati su rifiuti di plastica riciclati chimicamente.” BASF sostiene anche il progetto PolyStyreneLoop, giunto nella fase di sperimentazione con impianto pilota con una tecnologia di riciclo basata su solventi, che dovrebbe consentire il riciclaggio di polistirene espanso (EPS) utilizzato nella coibentazione degli edifici. Diversamente dagli approcci meccanici esistenti, la tecnologia potrebbe anche essere utile per trattare i ritardanti di fiamma utilizzati in passato, ma il cui uso ora è vietato.

Crescita delle bioplastiche

Le bioplastiche in che misura contribuiranno all’economia circolare? L’Europa si sta rivelando un importante centro per la produzione di questi materiali. Gli ultimi dati sul mercato forniti dalla European Bioplastics (in cooperazione con il Nova-Institute) rivela che circa il 20% della capacità produttiva globale delle bioplastiche, che ha raggiunto 2,11 milioni di tonnellate nel 2018, è collocata in Europa. Tale cifra è destinata a crescere al 27 % entro il 2023, grazie anche alle politiche adottate in diversi Paesi membri dell’UE, in particolare in Italia e Francia.

Non a caso l’EUBP afferma di appoggiare pienamente la transizione in Europa da un’economia lineare a un’economia circolare ‘senza perdite’ e bio-based. “Tuttavia, norme specifiche, quali la direttiva sugli articoli monouso in plastica, non riconoscono il potenziale della plastica compostabile certificata come biodegradabile nei casi in cui è richiesto il rispetto della normativa europea in materia di igiene e contatto con gli alimenti, ma non è possibile utilizzare opzioni multi-uso,” afferma. “Soprattutto da quando l’incremento del riciclaggio dell’organico è diventato un pilastro importante dell’economia circolare dell’UE.”

L’effetto Brexit

Il Regno Unito lascerà mai l’Unione Europea? Nel momento in cui scriviamo la risposta sembra essere sì, ma rimangono dubbi sulle tempistiche e le modalità esatte con cui l’uscita avverrà. In base al piano originale, il Regno Unito sarebbe già dovuto uscire (il 29 marzo di quest’anno), ma il parlamento britannico è riuscito solo a decidere che tipo di “accordo di divorzio” non desidera ottenere dall’UE. L’incertezza sta facendo impazzire molte persone. L’ultima scadenza è fissata al 31 ottobre.

Nessuno sa quali saranno le conseguenze per l’industria della plastica. Ma molte aziende con stabilimenti produttivi nel Regno Unito e/o che attuano scambi con il Regno Unito si stanno preparando al peggio, mentre sperano nel meglio. Gli aspetti che stanno considerando sono un possibile fabbisogno di maggiori scorte di magazzino, il rischio di ritardi alla frontiera, nuovi sistemi doganali e codici di processo. Ciò comprende anche l’obbligo di adempiere a qualsiasi nuova legislazione britannica – ad esempio un equivalente britannico ai regolamenti REACH dell’UE.

Nonostante tutto questo, Philip Law, direttore generale della Federazione britannica della Plastica, ad aprile affermava di essere “molto ottimista” riguardo alle prospettive a lungo temine dell’industria della plastica nel Regno Unito. “C’è sempre una qualche difficoltà nel mondo degli affari, ma la nostra abilità essenziale consiste nel trovare le opportunità per risolvere i problemi,” sosteneva. La saga della Brexit ha aiutato molti a colmare il vuoto lasciato in televisione dal Trono di spade, con molti attori chiave caduti sotto i suoi colpi. Law ha affermato che la Brexit rischia di trasformarsi in un “calvario nazionale”. “Le aziende britanniche sono diventate, ragionevolmente, più caute ed evitano mosse ardite, ma ci sono molti altri fattori che causano incertezza per l’industria della plastica a livello mondiale – le tensioni commerciali tra Cina e USA, i rallentamenti in Cina e in Germania e i travagli dell’industria aerospaziale”, ha aggiunto. Tuttavia, egli ne ha dato un’immagine molto positiva. “Per quanto riguarda il Regno Unito dobbiamo guardare ai fondamentali, che continueranno a stimolare il successo dell’industria della plastica verso nuovi traguardi nei prossimi decenni. Disponiamo di una forte piattaforma di produzione e distribuzione delle materie prime (…) e abbiamo un’industria del riciclaggio dinamica. Esistono tutti i presupposti per un’economia circolare.”

Secondo Kühmann, amministratore delegato delle macchine per materie plastiche e gomma VDMA, i produttori europei di macchine per la lavorazione di materie plastiche e gomma hanno registrato negli ultimi 10 anni un ottimo sviluppo con quasi un raddoppio del fatturato del settore. Ora si è raggiunto il punto di svolta e, basandosi sull’anno 2019, il VDMA prevede una riduzione del fatturato del 10 percento per i costruttori tedeschi di macchine per materie plastiche e gomma. Il motivo è dovuto, da un lato, al rallentamento ciclico atteso dopo un decennio di crescita. Tale rallentamento è tuttavia rafforzato da un’elevata incertezza che caratterizza attualmente l’industria automobilistica, dove gli investimenti sono pressoché fermi. Ma anche nel comparto degli imballaggi l’impiego delle materie plastiche è sempre più messo in discussione. Qui si risentono pienamente gli effetti dell'immagine negativa della plastica”, spiega Kühmann e aggiunge: “Dall’altro, la contesa commerciale tra Stati Uniti e Cina sta modificando la filiera e ingenerando insicurezza nei mercati di tutto il mondo. In Europa, permangono le incertezze legate alle modalità di uscita ancora poco chiare della Gran Bretagna dalla UE e all’enorme debito pubblico dell'Italia.”

I produttori di macchinari vedono il mercato “muoversi in laterale”

Tra i principali costruttori di macchinari europei, Engel, lo specialista nel settore delle macchine per lo stampaggio a iniezione, afferma che nell’esercizio fiscale 2018/19 le vendite sono cresciute intorno al 6% – una crescita che definisce moderata. Ma ora le cose stanno andando storto. “In Europa, i Paesi di lingua tedesca, in particolare Germania, Austria e Svizzera, continuano a rimanere a un buon livello. Da un lato, sin dall’ultimo trimestre del 2018, abbiamo iniziato a percepire un significativo declino della produzione automobilistica tedesca. Gli effetti di Brexit, dazi e sanzioni punitivi nonché il dibattito sui limiti del diesel e i divieti di circolazione sono poco chiari.” L’azienda sottolinea che i limiti sempre più bassi delle emissioni dei veicoli favoriranno l’uso della plastica, che rappresenta il materiale ideale per l’alleggerimento del peso. Per lungo tempo l’UE ha imposto un freno alle emissioni di ossidi di azoto, idrocarburi, polveri sottili e monossido di carbone e, più recentemente, ha regolamentato anche le emissioni di CO2. Un limite per veicoli passeggeri era stato fissato a 130 g/km tra il 2012 e il 2015 e un nuovo limite di 95 g/km sarà introdotto a partire dal 2021.

L’economia circolare si sta dimostrando un forte stimolo per l’innovazione tra i produttori di macchinari e le aziende fornitrici di materiali. “Poiché la qualità del materiale riciclato è generalmente più volatile di quella del materiale vergine, il materiale riciclato è stato finora escluso da molte applicazioni,” sottolinea. “Sistemi di assistenza intelligenti, che rappresentano una funzionalità essenziale dell’Industria 4.0, stanno per cambiare le cose.” In occasione della K 2019, Engel presenterà in anteprima l’utilizzo del suo software intelligente iQ weight control – che monitora il processo di stampaggio a iniezione ciclo dopo ciclo, compensando automaticamente le fluttuazioni in tempo reale – con l’utilizzo di materiale riciclato.
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